Tutti gli italiani dovrebbero conoscere una delle più belle regioni del centro Italia, le bellissime Marche. Una terra che offre tantissimo, sia dal punto di vista enogastronomico, che paesaggistico e culturale. Per me che sono appassionata di vino (ovviamente da bere lontano dalla guida), borghi e luoghi su cui aleggia un affascinante velo di mistero, ecco, le terre del Verdicchio si sono rivelate la destinazione perfetta per il nostro tour in auto elettrica nelle Marche.
Una zona ancora poco blasonata, eppure estremamente interessante sia per i cultori dell’enoturismo che per chi ha semplicemente il desiderio di staccare la spina. Io tra passeggiate nei borghi, degustazioni di Verdicchio e full immersion nei campi di girasoli, beh, me ne sono letteralmente innamorata.
Vi propongo quindi un breve itinerario nelle Marche, in una delle sue zone più belle. Si tratta di un breve ma splendido viaggio on the road da fare comodamente con la propria vettura a batteria. Questa zona, infatti, pullula di colonnine Plenitude + Be Charge e permette di muoversi comodamente senza ansia da ricarica: qui puoi trovare tutte le colonnine presenti nella regione.
Giorno 1: il fascino dei luoghi “segreti”
Jesi e la sua storia
Il nostro tour in auto elettrica nelle Marche inizia da Jesi, la città natale di Federico II. Una città dal fascino medievale, racchiusa tra antiche mura (la cinta muraria meglio conservata di tutta la regione) e avvolta dalle colline ricoperte di vitigni. Va da sé che Jesi sia uno scrigno di storia, arte e cultura. Come conseguenza del suo glorioso passato, il centro storico di Jesi, infatti, è un incanto di architetture.
E noi ci immergiamo in queste architetture, infilandoci nei vicoli per ritrovarci inaspettatamente davanti a monumenti che mozzano il fiato. In Piazza Federico II rimaniamo esterrefatti dinanzi alla bellezza della Cattedrale di San Settimio, e a pochi passi troviamo Piazza Colucci con il suo splendido Palazzo della Signoria, realizzato da Francesco di Giorgio Martini in eleganti forme rinascimentali. Questo palazzo ospita la Biblioteca Planettiana e l’Archivio storico comunale. Il Teatro Pergolesi, realizzato tra il 1791 e il 1796, domina invece Piazza della Repubblica.
Tra le mura di Jesi viene custodita la storia della sua valle. Un territorio estremamente interessante caratterizzato da numerosi borghi storici adagiati sulle colline, cinti da mura e ricchi di cultura e musei. Ci fermiamo a Jesi per un gustoso pranzo all’insegna dei piatti tradizionali prima di rimetterci in macchina alla volta della prossima destinazione: Genga.

Genga e Frasassi
Per arrivare a Genga ci immergiamo in un paesaggio dall’atmosfera estremamente rilassante, caratterizzato da un verde rigoglioso e rocce imponenti. Incastonata nel cuore verde delle Marche, il Parco Nazionale della Gola della Rossa, Genga custodisce uno dei complessi ipogei più famosi d’Europa: le Grotte di Frasassi.
Per arrivarci si attraversa un tratto panoramico della Statale 76 che toglie il fiato per la sua bellezza, anticipando quello che è uno dei più spettacolari complessi ipogei d’Italia. Un misterioso e suggestivo labirinto sotterraneo fatto si stalattiti, stalagmiti e laghetti cristallizzati.
Scoperte nel 1971, queste grotte sono estremamente particolari perché sono state scavate dall’acqua in orizzontale, anziché in profondità. Questo fa sì che vi sia una continua presenza di correnti d’aria che ha portato alla formazione dei cosiddetti “veli” (tecnicamente detti cortine parietali).
Ci lasciamo ammaliare da queste grotte e dal loro fascino misterioso partendo dalla prima sala – così grande che – ci spiega la guida – potrebbe entrarci l’intero Duomo di Milano. Continuando il percorso all’interno delle grotte arriviamo alla suggestiva sala delle candeline, fino alla sala dell’orsa (così chiamata per la presenza di un masso che col tempo, a causa della costante erosione, ha assunto le sembianze di un’orsa).

Lasciamo le Grotte di Frasassi per continuare il nostro tour nelle Marche in auto elettrica diretti verso un luogo che ci lascia senza parole: il Tempio del Valadier. Si tratta di una misteriosa struttura ottagonale in blocchi bianchi seminascosta in una grotta e risalente al 1828.
Per arrivarci dobbiamo lasciare l’auto e camminare un po’, percorrendo una salita piuttosto ripida (ragion per cui vi consiglio di indossare delle scarpe comode e ginniche). Un po’ di fatica, ma ne vale assolutamente la pena – ci hanno detto amici marchigiani che ci hanno consigliato di venire qui. Ne abbiamo la conferma appena arrivati di fronte al tempietto, catapultati in un ambiente che oserei definire mistico, davvero unico.
A questo punto siamo davvero esausti. Felici ma esausti, dopo una lunga giornata di scoperta e arricchimento culturale. Ci fermiamo a dormire in un hotel incastonato tra le verdi colline di Frasassi e dotato di piscina esterna e spa. Ci concediamo un po’ di relax in piscina e in spa e poi andiamo a cena sempre all’interno dell’hotel, per poi crollare a letto per ricaricare le batterie per le avventure del secondo giorno di viaggio on the road.

Giorno 2: tra vino e leggende
La caratteristica San Vittore
Dopo un’abbondante colazione, in pochi minuti di auto raggiungiamo San Vittore. Abbiamo deciso di fare una breve sosta in questa cittadina per visitare la caratteristica Chiesa di San Vittore alle Chiuse (XI sec), un meraviglioso edificio romanico a croce greca. Caratteristica come il ponte romano situato di fronte alla chiesa, punto perfetto per starsene un po’ in silenzio ascoltando solo i suoni della natura e ammirando il paesaggio circostante. Passeggiamo un po’ e poi ritorniamo in auto per raggiungere la prossima tappa: Pierosara.
Pierosara
Nel cuore del Parco della Gola della Rossa sorge anche Pierosara, un piccolo borgo famoso sia per la sua bellezza – Pierosara si sviluppa in altezza, regalando degli scorci naturali mozzafiato – che per la leggenda che lo caratterizza. Il nome Pierosara, infatti, nasce da una leggenda legata a due giovani dal nome – appunto – Piero e Sara, entrambi di Castel Petroso.
La leggenda – tramandata di generazione in generazione – narra l’amore sfortunato fra Sara e Piero, il suo promesso sposo. Un amore sfortunato perché minacciato dal feudatario del Castello di Rotorscio – il conte Ravellone – che, perdutamente innamorato di Sara, decise di rapirla. Quando i cittadini si accorsero del rapimento, lottarono contro il conte scatenando la sua ira e portandolo ad uccidere Sara e, subito dopo, Piero.
Si narra che i due innamorati spirarono uniti in un ultimo abbraccio e fu così che, in memoria della loro storia, Castel Petroso prese il nome di Pierosara. Una storia molto triste che oggi rende Pierosara un borgo leggendario e fa sì che la nostra passeggiata tra i vicoli storici sia ancora più suggestiva.
Nel cuore del Verdicchio
Non possiamo terminare il nostro tour in auto elettrica nelle Marche senza fare una tappa in cantina per degustare, lontano dalla guida, il famoso Verdicchio, vino che è diventato l’emblema di questa terra. Al punto tale da essere considerato l’oro delle Marche, benché il suo colore si avvicini più al verde. Si tratta di un vino unico, longevo, di grande struttura e di qualità eccellente. Un vino che non è semplicemente una “bevanda”, ma è entrato a far parte della storia della viticoltura italiana ed è quindi patrimonio della cultura italiana stessa.
Chi è appassionato di vino vorrà magari avere qualche informazione in più sul Verdicchio, il bianco autoctono delle Marche. Il Verdicchio si declina in due versioni territoriali: uno è il Verdicchio di mare, quello dei vitigni affacciati sull’Adriatico, l’altro è il Verdicchio di montagna, quello della valle stretta tra gli Appennini. Entrambe vantano la DOC (Denominazione di Origine Controllata) e entrambe provengono dallo stesso vitigno (il Verdicchio, la bacca bianca più diffusa nelle Marche) e da terreni collinari.

L’ultima tappa del nostro tour in auto elettrica nelle Marche è la visita di un’azienda vitivinicola specializzata nella produzione di Verdicchio. E aggiungerei che il nostro viaggio non potrebbe avere un finale migliore. Nel periodo estivo le dolci colline marchigiane che avvolgono l’azienda sono ricoperte di un manto dorato e lo sguardo si perde all’orizzonte, estasiato.
E così, nell’atmosfera bucolica circostante l’azienda, chiacchieriamo con i proprietari assaggiando diversi vini, lasciandoli decantare tra vigne e campi di grano e accompagnandoli con alcune specialità locali. E sentiamo nei calici la vera essenza delle Marche. Un’essenza fatta di buon vino, ottima cucina, grande accoglienza.
Articolo a cura di Manuela Vitulli